Dopo il successo in diversi teatri nazionali, chiuderà la tournèe al Vittorio Emanuele oggi e domani “Belle ripiene”, produzione de Il Sistina diretta da Massimo Romeo Piparo con Francesca Draghetti. Scritta da Giulia Ricciardi su un soggetto del regista messinese, la pièce è una commedia al femminile ambientata nella cucina di un ristorante in cui si consuma, con ironia e una punta di amarezza, il rapporto professionale e umano tra le chef Ida (Rossella Brescia), Ada (Tosca D’Aquino), Leda (Roberta Lanfranchi) e Dada (Samuela Sardo). Quattro donne diverse per provenienza e tradizioni culinarie, che, mentre preparano ciascuna le specialità gastronomiche della propria regione, confrontano le loro esistenze, mettendo sul tappeto traguardi e fallimenti, soprattutto nel rapporto con l’altro sesso. “A teatro le storie di donne sono quelle che interessano di più – sottolinea Piparo - perché il pubblico è prevalentemente femminile; nello spettacolo, attraverso la naturalezza di un’azione quotidiana che per tradizione è appannaggio della donna, si dipanano quattro percorsi di vita, in cui il pubblico potrà più o meno riconoscersi. Per accentuare la nazionalità del racconto le quattro protagoniste vengono da altrettante zone d’Italia. Nello spettacolo si rappresentano i dialetti e le culture laziali, pugliesi, lombarde e napoletane”.
Le chef protagoniste, diverse per provenienza, fanno del cibo un argomento condiviso. Può essere un modo per eliminare, oltre alle differenze geografiche, quelle tra le persone?
“Sebbene la commedia non affronti specificatamente l’argomento, nello spettacolo c’è anche il riscontro di un’Italia sempre più divisa che torna ad essere unita in certi ambienti, come può essere la ristorazione. Se entrassimo in una cucina, troveremmo egiziani, marocchini, indiani e giapponesi che cucinano piatti italiani accanto a napoletani e romani. Volendo avere questa ambizione, la cucina unisce ciò che spesso la società divide”.
Altro argomento dello spettacolo è l’amore che, diversamente dai piatti, non va condiviso…..
“Puoi condividere un piatto, ma quando si parla di storie d’amore ciascuno ha la propria pietanza, più o meno amara o buona da gustare. Ovviamente lo sfondo dello spettacolo è pura commedia, una sit-com televisiva portata a teatro, ma rispetto alla tv ha un valore estremo che è la verità, anche esasperata: la cucina è reale e le protagoniste cucinano davvero pietanze. Il pubblico diventa così cliente del ristorante “Belle ripiene”, cui le attrici servono da mangiare. E’ quindi uno spettacolo unico nel suo genere, che sta ricevendo un’accoglienza straordinaria in tutta Italia. La formula sta piacendo molto e le protagoniste sono strepitose, affiatate sul palco e nella vita. Questo fa sì che il testo sia vero e loro sembrino un gruppo di amiche che si abbracciano, litigano, ridono e si dividono i racconti”.
Un doppio impegno per le quattro attrici: recitare e cucinare. Possedevano già una certa destrezza ai fornelli?
“Le ho scelte anzitutto come attrici e poi hanno frequentato un corso, seguite dallo chef Fabio Toso (consulente dello spettacolo). Molte di loro avevano già dimestichezza coi fornelli, ma c’è differenza tra cucinare quotidianamente e tagliare, affettare e miscelare le dosi in padella. Hanno dovuto non solo imparare il copione, ma anche recitare mentre si cucina davvero, senza trascurare né la recitazione né la preparazione dei piatti”.
Lo spettacolo è patrocinato dalla Federazione Italiana Cuochi, con Cucine Lube come main partner.