Marco Bonardelli

A due settimane dalla partecipazione a Sanremo, continua il momentoi d'oro della band indie pop Ex-Otago. In questi giorni gli artisti genovesi sono impegnati con l'instore & cinema tour dell'album "Corochinato" e del documentario "Ex-Otago - Siamo come Genova" (oggi saranno a Bologna e domani a Padova). Dal 30 marzo prossimo gireranno l'Italia col "Cosa fai questa notte? Tour 2019", che partirà dal Teatro della Concordia di Torino. Li abbiamo raggiunti per un'intervista.

Molti artisti partecipano a Sanremo a inizio carriera, voi invece siete arrivati al festival dopo anni di attività. Cosa vi ha spinti a vivere questa esperienza? Cosa si prova ad affrontarla per la prima volta da musicisti con un solido bagaglio professionale?

"Come saprai in un brano di "Marassi" c’è una frase che dice “ci vuole molto coraggio per guardare Sanremo fino in fondo”. Da allora però il Festival è cambiato totalmente. Abbiamo accettato di vivere questa esperienza perché quest’anno, grazie a Claudio Baglioni e alle sue scelte, è stato unico nel suo genere: sul palco di Sanremo si ha avuto modo di vedere la musica italiana a 360°. Abbiamo vissuto questa esperienza con molta serenità e naturalezza, senza la pretesa di arrivare primi, ed è stata una grande soddisfazione, perché per noi è stata la dimostrazione che abbiamo ancora qualcosa da dire, dopo 15 anni di musica".

Oltre a parlare di un amore non più giovane, "Solo una canzone", il brano che avete portato al Festiva, racconta il sentimento in maniera adulta e vissuta. E' autobiografico?

"Sì, come la maggior parte dei nostri brani. Ci basiamo spesso sulle nostre esperienze personali, ed è sempre una grande emozione vedere come poi la gente faccia propri i nostri testi".

Durante il festival e' uscito il disco "Corochinato", che prende il titolo da uno storico aperitivo genovese. Qual è il suo significato in relazione alle canzoni dell'album?

"Con Genova abbiamo un rapporto quasi viscerale, che emerge in ogni nostro disco. Mentre "Marassi" raccontava di un quartiere di periferia, fuori dai riflettori se non fosse per la presenza dello stadio e del carcere, Corochinato non si riferisce solo a un aperitivo tipico genovese, ma anche e soprattutto alle persone comuni, semplici, come noi, che hanno il momento di convivialità tipico locale con i propri amici dopo aver finito di lavorare. L’obiettivo del disco è raccontare stralci e pensieri di vita quotidiana, parla del nostro fare musica semplice. E proprio come ogni città ha la propria Marassi, ogni città ha il proprio Corochinato".

Parliamo delle altre tracce del disco, che come "Solo una canzone" rappresentano vere e proprie tranche de vie.

"Esattamente. "Corochinato" tratta di vari momenti di vita. Ad esempio in Bambini parliamo dei bei ricordi legati all’infanzia e all’adolescenza, Tutto bene parla della superficialità che intesse molti rapporti nella vita di tutti i giorni, ma alla fine il filo conduttore di questo album è sempre l’amore, in tutte le sue fasi e sfaccettature. Sotto sotto siamo dei romanticoni".

Da ieri siete al cinema col documentario "Ex-Otago - Siamo come Genova" (regia di Paolo Santamaria), che racconta gli ultimi anni della vostra attività dal disco "Marassi" alla lavorazione di "Corochinato". Quali aspetti emergono della vostra arte nel film?

"In “Siamo come Genova” emergono tutte le sfaccettature della nostra arte. In questo film documentario ripercorriamo il successo di "Marassi", la lavorazione al nuovo disco e momenti personali difficili vissuti sulla nostra pelle, come la caduta del ponte Morandi. Questo lavoro permette al nostro pubblico (e non) di conoscerci fino in fondo, di capire chi sono veramente gli Ex-Otago e di conoscere, sotto un’altra luce, una città unica e speciale come Genova".

Ufficio stampa: Ilaria Melotti e Linda Rusca (Goigest)

Foto di Lorenzo Santagada